ࡱ> *,)M Ebjbj==. WWElT  TU$A ajL ;4S=Tr%0U!r! <LA DIVERSITA COME RISORSA Catania, 26 Febbraio 2006 Introduzione di F.Pizzorno alla presentazione dellesperienza AMU Lanno scorso, parlando della globalizzazione, consideravamo come essa comporta enormi possibilit di sviluppo e di novit, ma anche grandi preoccupazioni, diffidenze, paure, soprattutto se non viene finalizzata al bene delluomo e della societ, ma solo allinteresse dei gruppi di potere economico e politico. Si tratta di un evento, direi proprio di una rivoluzione epocale, che ci fa riandare col pensiero ad altre mutazioni storiche; una per tutte le invasioni barbariche sotto le quali stava crollando la cultura e la struttura e dellimpero romano. In quella situazione drammatica un grande dottore e santo come Agostino di Ippona ebbe la lungimiranza di aiutare la coscienza dei cristiani a capire che lo sconvolgimento della civilt, che stava avvenendo sotto gli occhi di tutti i suoi contemporanei, non era la fine del mondo, ma piuttosto il segno della nascita di un mondo nuovo. Credo che anche per noi, oggi, importante porci in questo atteggiamento culturale e spirituale di fronte agli eventi enormi e rapidissimi che avanzano, per dare un senso agli avvenimenti ed una motivazione ai nostri comportamenti. Ma per affrontare positivamente questa rivoluzione tecnica, economica, culturale ed anche etica, occorre che ci sia al fondo di tutto una visione della vita, una spiritualit, dalla quale possano fiorire e maturare nuovi stili di vita, di pensiero, di impegno, capaci di guidare la persona e la societ nella complessit dei fenomeni e nelle scelte quotidiane. Questa spiritualit credo che si debba basare sul valore della FRATERNITA : concepire lumanit come una sola famiglia, che per i credenti discende dalla certezza di un Dio Amore e Padre di tutti i suoi figli, per chi nutre convinzioni non religiose discende dalla centralit della coscienza, che naturalmente richiama alla solidariet, alla filantropia, alla non violenza. Basterebbe accennare a personalit come Gandhi, o Martin Luther King e ricordare che in tutte le grandi religioni presente la regola doro, che invita a non fare agli altri ci che non vorresti fosse fatto a te, per riconoscere che la fraternit pu veramente costituire il fondamento di una civilt planetaria verso la quale lumanit, pur a fatica e con sofferenza, chiaramente incamminata. Ma per costruire una cultura della fraternit occorre una metodologia, vorrei quasi dire un ascetica dellalterit, cio del farsi uno con laltro, del vivere laltro, fare il vuoto di noi perch laltro, accolto e libero, possa immettersi nel circuito del dialogo e manifestarsi con tutta la sua ricchezza. (E qui siamo gi alle soglie del discorso pedagogico, che lascio a chi ne pi di me autorevole testimone ed esperto). Questa breve riflessione iniziale mi stata necessaria per dire che, come tra le PERSONE, questo DIALOGO non solo possibile, ma necessario, anzi IMPRESCINDIBILE anche tra CULTURE, ETNIE e RELIGIONI, se si vuole prevenire i gravi mali che minacciano le nostre societ. Tanto pi dopo l 11 settembre 2001 e con la deflagrazione del terrorismo e lo scontro di popoli e culture, che i gruppi del potere economico, politico e dellinformazione mondiale vogliono pretestuosamente attribuire alle religioni, per nascondere quelli che sono i veri, inconfessabili interessi che stanno dietro a questi eventi di guerra e di morte. (esempio del Congo). Io sono convintissimo, e non sono certamente solo, che le cause profonde e principali, anche se non uniche, di questi mali provengono dalliniqua distribuzione dei beni sulla terra. Non voglio qui addentrarmi in una analisi politico e economica (basti solo accennare al debito dei PVS), ma piuttosto cercare una strada positiva su cui incamminarci. Se le cause sono quelle dette prima, allora occorre immettere nella societ mondiale pi solidariet, pi condivisione dei beni. Ma i beni, si sa, non si muovono da soli; per farli circolare occorre mettere in moto i cuori, occorre dunque anzitutto la FRATERNITA. E appunto su questo terreno e in questa direzione che muove i suoi passi lAMU; con dei valori, degli obiettivi, dei metodi, dei risultati volti prioritariamente a costruire la comunione e il dialogo fra persone, gruppi, istituzioni, in un contesto di reciprocit profonda, nella quale la comunione sia di necessit che di doni deve avvenire da entrambe le parti. Perch se ai popoli del Sud del mondo possiamo fare dono delle nostre risorse economiche, tecniche, organizzative, noi del Nord cosiddetto sviluppato possiamo da loro ricevere una grande ricchezza umana, culturale, valoriale, spirituale, che nelle nostre societ del benessere materiale non di rado si sta spegnendo o quanto meno offuscando. Cercher di darvene qualche semplice esempio con il filmato che ora vedremo, nel quale spero si possano evidenziare valori, atteggiamenti e metodi tipici della nostra cultura della cooperazione, ma che opportunamente interpretati e adattati possono offrire utili spunti di riflessione e di confronto anche a chi come voi impegnato in unazione educativa animata e sostanziata di fraternit.   E>*CJOJQJ^JCJCJOJQJ^J78z|L S E$dha$E,1h. 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